Il siciliano è una lingua e non un dialetto

La lingua siciliana, conosciuta anche come siciliano, è una lingua romanza parlata principalmente in Sicilia e in alcune zone del sud Italia. Oltre ad essere un mezzo di comunicazione quotidiana per molti, il siciliano è un prezioso scrigno di storia, cultura e identità. Ma perché il siciliano è una lingua e non un dialetto? Esploriamo insieme questa affascinante questione, dando rilevanza all’uso dell’aoristo nella lingua siciliana.

Un contesto storico ricco e vario

La storia della Sicilia è una storia di conquiste e dominazioni. Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni e Spagnoli sono solo alcune delle civiltà che hanno lasciato il loro segno sull’isola. Ogni dominazione ha contribuito a plasmare la lingua siciliana, arricchendola con parole, frasi e strutture grammaticali uniche.

Durante il periodo normanno (XI-XII secolo), la Sicilia divenne un centro di cultura e conoscenza. Fu in questo periodo che il siciliano cominciò a svilupparsi come lingua letteraria. I poeti della Scuola Siciliana, sotto la corte di Federico II, utilizzarono il siciliano per comporre poesie e canzoni d’amore. Questo uso letterario del siciliano ne consolidò lo status di lingua indipendente e influenzò notevolmente la letteratura italiana successiva.

Perché il Siciliano è considerato una lingua

l siciliano è considerato una lingua per diversi motivi:

  1. Storia Letteraria: Come accennato, il siciliano ha una lunga tradizione letteraria che risale al Medioevo.
  2. Differenze Grammaticali: Il siciliano ha una grammatica, una sintassi e una fonetica che lo distinguono nettamente dall’italiano standard.
  3. Vocabolario Unico: La lingua siciliana ha un vocabolario ricco di parole di origine greca, araba, normanna e spagnola, che non si trovano nell’italiano standard.
  4. Riconoscimento Ufficiale: La lingua siciliana è riconosciuta come lingua minoritaria dall’UNESCO.

L’Aoristo nella Lingua Siciliana

Uno degli aspetti più affascinanti della grammatica siciliana è l’uso dell’aoristo, un tempo verbale che affonda la sue radici nell’antico greco. L’aoristo è un tempo perfettivo e puntuale, esprimendo un’azione che non è però né presente, né passata. Esso infatti esprime qualcosa di più prezioso e più raro: un momento! Un’azione puntuale infatti, nonostante si verifichi in un istante di tempo si protrae verso l’infinito, esprimendo continuità. Aoristo infatti significa letteralmente “senza limiti, senza confini”.

Per intenderci, noi siciliani quando ci spaventiamo, diciamo: <<Mi scantai!>>. Questo, pur rassomigliando ad un tempo passato, oltre ad esprimere una condizione finita nel passato (perché ci si è appena spaventati), permane nel presente (perché mentre lo diciamo continuiamo ad esserlo) e si protrae verso il futuro (perché anche dopo qualche minuto quella condizione continuerà a turbarci).
Per fare un altro esempio, quando un siciliano appoggia un bicchiere sul bordo del tavolo, per essere messo in guardia del fatto che quel bicchiere è troppo radente al bordo e potrebbe facilmente cadere, gli viene detto <<Stu bicchieri cascau!>> (letteralmente “Questo bicchiere è caduto!”). Anche se la forma è passata, in realtà, il bicchiere non è mai caduto e persiste nel suo stato di quiete, ma potrebbe ancora cadere quindi l’azione si protrae verso il futuro ed esprime una possibilità o una condizione che potrebbe verificarsi.
Una sfumatura del nostro dialetto complicatissima, dato che abbraccia presente, passato, futuro e condizione, ma che dimostra tutta la nostra superiorità logica e analitica del tempo.

Conclusione

La lingua siciliana è molto più di un semplice mezzo di comunicazione; è un elemento fondamentale dell’identità culturale e storica della Sicilia. Il suo riconoscimento come lingua indipendente è giustificato dalla sua storia letteraria, dalle sue peculiarità grammaticali e dal suo vocabolario unico. L’aoristo, con le sue radici antiche, è solo uno degli esempi delle caratteristiche uniche che rendono il siciliano una lingua affascinante e degna di studio e conservazione.